25 LUGLIO 1943: NON FU VOLTAFACCIA
In occasione dello scorso 25 luglio qualcuno scriveva a proposito del 24-25 luglio 1943:
Alla sera del 24 Luglio gli italiani si addormentarono quasi TUTTI Fascisti e poi, per il grande miracolo, alla mattina dopo si risvegliarono quasi TUTTI antifascisti ..!!
Popolo di pecoroni, di banderuole, di vigliacchi e di senza onore ..!!
Si meritano la mafia, la camorra, la ndrangheta, la corruzione ed i politici che hanno e che li fottono quotidianamente ..!
Sin qui le invettive. Adesso ragioniamo con calma e cominciamo col dire che, dopo tre anni di una guerra che, per ragioni note ed altrettante meno note, non volgeva a favore dell'Italia, il comprensibile sollievo che destò la notizia della fine del governo Mussolini andrebbe ricondotta alla speranza della gente di vedere presto la fine del conflitto più che ad un giudizio di merito sull'operato in sé del dimessosi primo ministro, in un momento in cui c'era da pensare ad altro che ad essere fascisti od antifascisti.
Vero è altrettanto che Pietro Badoglio, subentrato a Mussolini, seppur non esule dai benefici avuti dal governo fascista, non ne aveva più volte condiviso la linea, soprattutto in termini di politica internazionale. Prima che al Duce, come del resto molti alti graduati come lui,egli aveva giurato fedeltà al Re, e sappiamo che tra Casa Savoia-Carignano ed il maestro di Predappio i rapporti, quand'anche corretti, non erano di certo stati idilliaci: lo dimostra ampiamente l'arresto di Mussolini la mattina stessa del 25 luglio ed il suo trasferimento sul Gran Sasso.
È dunque evidente che il cambio al vertice del governo diede modo all'antifascismo italiano, rimasto più o meno in ombra, di far sentire la propria voce, sostituendola a quella del passato regime, sinanche a volersi ergere quale voce reale del sentire italiano. E se poi è vero, come spesso lo è, che il più delle volte la storia la scrive il vincitore, non ci vuole molto per comprendere come mai si sia continuato per un buon cinquantennio almeno dalla fine della guerra a far credere in un pentimento in massa degli Italiani del proprio passato fascista. Certo, vi sono stati anche coloro i quali, assurti al mondo della politica e/od alla notorietà mediatica in generale, hanno badato a non far emergere il proprio passato consenso al fascismo, fosse esso stato parziale o totale. Coloro i quali, al contrario, non intesero rinnegare il proprio trascorso di adesione ai dettati del Ventennio, se in politica riuscirono a farsi sentire mediante la fondazione del Movimento Sociale Italiano di Giorgio Almirante, nell'ambito della carriera mediatica, essi ebbero invece molte più difficoltà, alternate a lunghi periodi in ombra; ma quel che conta è che queste persone, pur non avendo voce per farsi sentire, esistevano comunque, a dimostrazione che non tutti gli Italiani c'erano stati al gioco, contrariamente a quanto vorrebbe far intendere l'autore di quanto sopra riportato.
Del resto poi, cosa dovremmo dire della Jugoslavia, alleata dell'Asse sino ad inizio 1941, quando un colpo di stato la fece trovare improvvisamente dalla parte degli Occidentali? Nessuno osa insinuare che gli Jugoslavi siano stati delle banderuole o simili. Per non parlare dell'Unione Sovietica di Stalin, venuta a patti con la Germania di Hitler pur di spartirsi con essa la Polonia, e poi uscire vincitrice ed annettersi una vasta porzione dell'incolpevole stato polacco... Avesse fatto tutto ciò l'Italia, "Apriti o Cielo"!
E tornando pertanto all'Italia, dimessosi il governo fascista (perché di regolari dimissioni si trattò), né con Badoglio né dopo la guerra coloro che ne erano stati i componenti fecero parte di un qualche dicastero (ovviamente anti-fascista), solo nel qual caso si sarebbe potuto legittimamente parlare di un loro riciclaggio; ma così non fu: fu un cambiamento traumatico dell'assetto politico italiano con altri personaggi al potere, ed altre masse, non necessariamente le stesse che avevano riempito le piazze salutando alla romana, queste ultime testimoni scomode di un passato che si voleva a tutti i costi dimenticare. (G.L. Ugo)
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