HANDICAP: PER AMOR DI PATRIA E DI VERITÀ
Spesso, fors'anche troppo, si parla del malfunzionamento delle strutture pubbliche italiane a confronto con quelle di altri paesi, ed a far ciò non sono soltanto i semplici cittadini.
Non di rado infatti, si tratta delle stesse persone che per prime di detto malfunzionamento dovrebbero rispondere in prima persona, politicanti di basso profilo che del mondo spesso conoscono unicamente il lusso dei grandi alberghi e dei villaggi turistici, ma sono pronti a pontificare sapendo di destare con ciò l'ammirazione della massa dei mai contenti, che nella denigrazione incondizionata e gratuita di tutto ciò che è italiano trovano appagamento alle proprie pretese ed alle proprie frustrazioni e bassezze.
Tra i temi preferiti da quei notabili per le proprie disquisizioni vi è quello della disabilità. È facile ammagliare uno stuolo di persone di buon cuore, mosse più dalla compassione che dalla vera conoscenza del problema e delle soluzioni più opportune. Basta che qualcosa sia fatto fuori dall'Italia perché sia ritenuto a priori valido. Sono sempre gli Italiani le pecore nere. Altro è però se a quei filantropi da salotto si chiede di agire concretamente. Era accaduto, per esempio, anni addietro a Trieste, quando, Ad una delegazione della locale sezione dell'Unione Italiana Ciechi recatasi dal competente assessore comunale per ottenere l'affissione di alcune segnaletiche tattili e la rimozione di fastidiosi ostacoli lungo i marciapiedi, quegli aveva aggirato la domanda iniziando a parlare di ciò che in tal senso aveva veduto in occasione dei proprî soggiorni in altri paesi. A quel punto uno dei delegati faceva notare al maldestro funzionario che da tempo città come Firenze o Bologna si muovevano in analoga direzione e che perciò era il caso di lasciare da parte inutili prolusioni esterofile e passare concretamente ai fatti anche per la città di San Giusto.
L'osservazione coglieva di sorpresa l'assessore, che, un po' infastidito ed un po' imbarazzato, non sapeva dare una risposta esauriente e si affrettava a concludere la seduta con un nulla di fatto ed a congedare gli inopportuni visitatori.
Solo dopo lungo penare i ciechi triestini erano poi riusciti a far installare un impianto semaforico con segnalazione acustica all'incrocio tra le due principali vie del centro, quando il semaforo sonoro era ormai di casa ai più importanti attraversamenti di città come Padova, Genova o Arezzo. E mentre ad Ancona alcune cabine del posto telefonico pubblico dinanzi alla stazione ferroviaria erano già all'inizio degli stessi anni adattate per chi non poteva accedervi in piedi, al Nord, ove è corale l'esaltazione di tutto quanto proviene da oltr'Alpe, ciò era di là da venire. E quando qualche cosa si fa, spesso c'è più apparenza che sostanza.
Diverso tempo fa, all'interno di alcune stazioni della metropolitana di Milano vennero collocate Mappe tattili ed indicazioni in braille per i ciechi, così difficili però da trovare per la dispersività degli spazî da essere praticamente inutilizzabili. In alcuni convogli era stato pure attivato in via sperimentale l'annuncio vocale automatico delle stazioni d'arrivo. Analogamente si faceva a Trieste per l'annuncio verso l'esterno del numero di linea all'apertura delle porte degli autobus. Tuttavia, mentre si spendevano parole di lode per analoghe iniziative da tempo operanti in Austria, Germania, ecc., entrambi gli esperimenti furono presto sospesi, perché, si disse, arrecavano fastidio e non si sa a chi.
Solo negli ultimi anni, grazie alla perseveranza della locale sezione dell'Unione Italiana Ciechi, si è iniziato ad affrontare concretamente a Trieste il problema della mobilità cittadina dei privi di vista con la progressiva installazione di semafori con segnalazione acustica a richiesta, mentre cresce il numero degli autobus con avvisatore acustico delle fermate, quantunque a basso volume (per non disturbare, naturalmente...
Nella maggior parte delle stazioni della metropolitana di Milano è invece da tempo attivo in banchina l'annuncio di queste ultime in corrispondenza con la fermata e l'apertura delle porte dei convogli, cui si va via via aggiungendo l'annuncio del treno in arrivo e la sua direzione. Nei convogli più moderni è attivo anche l'annuncio di fermata all'interno delle vetture, come da tempo accade a Roma e nella nuovissima metropolitana di Torino: tutti segnali che fanno ben sperare.
Rimane il fatto che la superficialità unita all'ostinazione a sottovalutare la persona disabile quale interlocutrice e la pretesa di sostituirsi ad essa nel decidere sulla sua pelle, è una condotta che certamente offende la dignità del Paese e di chi in esso opera con sincera onestà. Quand'essa poi si abbatte su coloro ai quali la stessa Costituzione garantisce il diritto di vedere rimossi gli ostacoli che impediscono loro di vivere la propria esistenza di persone e di cittadini, diviene allora atto di autentica viltà contro il quale gridare ed invocare doppiamente giustizia. (G.L. Ugo)
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