Lo chiede l'Europa
ITALIETTA SÌ, ITALIA NO
Un caso di forzata "disabilità geopolitica"
Com’è noto, spesso le persone con disabilità sono frenate dalle stesse persone o realtà associative che dovrebbero promuoverle, in quanto sembra esservi in queste
Ultime una sorta di più o meno consapevole timore che una piena autorealizzazione del disabile faccia venir meno la visibilità di chi se ne erge a tutore. I disabili devono stupire, commuovere e stare al proprio posto, attenti a non offuscare troppo il ruolo dei loro buoni padroni,
altrimenti sono prepotenti, ingrati e quant'altro...
Quest’è, per sommi capi, quanto accade di frequente a chi ha una minorazione fisica, che spesso comporta anche una buona dose di disabilità relazionale, che, se rapportata non più ad una persona bensì ad un paese, può dare luogo a quella che potremo definire “disabilità geopolitica”, ossia la parodia sullo scacchiere internazionale di quanto accade ad una persona disabile nel relazionarsi con la gente: più o meno quanto starebbe accadendo proprio all'Italia.
L'Italia è piccola, si dice, non ha materie prime, non ha questo e non ha quello, ha perso la guerra e deve accettare il proprio ruolo di paese di second'ordine, subordinato in perpetuo, si direbbe) alle più o meno celate vessazioni dei vincitori, divenuti una sorta di (ingombranti) tutori, con i quali meglio non azzardarsi a competere, altrimenti sono rogne.
Eppure anche la Francia di Napoleone aveva perso una guerra (e che guerra!) di cui era prima responsabile. Eppure non si battè il petto umiliandosi dinanzi agli allora vincitori. Passata la burrasca, essa ripartì regolarmente alla ricerca della propria “grandeur”.
Ma la Francia è la Francia. Ha avuto un passato coloniale, come l’Inghilterra, la Spagna, il Portogallo, la Germania, erede della Prussia. E per quanta apologia si faccia contro il colonialismo, quelli appena menzionati sono tra i paesi “rispettabili” perché essere stati dei conquistatori è segno di distinzione e di forza, ergo di “normalità” internazionale. L’Italia, invece, è stata a lungo divisa ed ha sofferto invasioni ed innumerevoli altre vicende che non le hanno permesso di fare quello che hanno fatto gli altri. E quando ha iniziato a riunificarsi ed ha tentato qualche impresa fuori dal proprio territorio, allora ahimé, non era più il Bel Paese, ma era velleitaria, prepotente, colonialista, antidemocratica, e chi più ne ha più ne metta, perché nella logica di certa politica chi non può deve continuare a non potere, chi è piccolo deve restare piccolo, altrimenti c’è qualcosa che non va, in quanto si rompono schemi ormai consolidati sui quali poggia il prestigio dei “grandi” stessi: proprio come capita al disabile che, come diceva ironicamente una volta un giornalista, deve fare il disabile; diversamente, diremo noi, sarebbe a rischio il ruolo stesso dei suoi tutori.
L’Italia, dunque, da brava, deve fare l’”Italietta”, come la definiva Alfredo Oriani ad inizio Novecento; deve far bene da mangiare, riempire la pancia a "quelli che non parlano italiano", deve lasciar far loro tutto quello che non possono fare a casa propria, farsi magari corrompere, e tutto con licenza a quelli di rinfacciarle ogni sorta di difetti dopo averne largamente fruito. Sembra un paradosso ma sa tanto di verità. (G.L. Ugo)
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