Il buon cuore non basta
TROPPO POCHI I DISABILI IN POLITICA
Urge presenza più massiccia


  È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
così recita l'art.3, II comma, della Costituzione della Repubblica Italiana, dal quale si evince la constatata necessità di un'adeguata legislazione a garanzia di tutela dei fondamentali diritti delle categorie più svantaggiate quali, per esempio, le persone con disabilità, mentre si sottolinea come la difficoltà nel raggiungimento di detti obiettivi spesso si possa considerare dovuta in gran parte alla loro sinora scarsa presenza diretta sulla scena politica, salvo lodevoli eccezioni, soprattutto a livello locale, frutto per lo più di iniziative personali. Per il resto si è fatto affidamento alla sensibilità di questo o quell'esponente politico. Ma spesso l'affidarsi all'onorevole di "buon cuore" non basta, tali e tante sono le incombenze quotidiane della politica. V'è dunque bisogno di una presenza più massiccia in seno al Legislatore di coloro che maggiormente necessitano di veder garantiti da esso i diritti fondamentali e che più d'ogni altro siano in grado di operare per garantirne il rispetto. Ne deriva che la presenza di esponenti della disabilità a tutti i livelli della politica non può più limitarsi all'iniziativa di singoli "fortunati", ma dev'essere d'ora innanzi assolutamente strategica, ad iniziare dalle associazioni che li rappresentano e che devono perciò incoraggiare mediante opportune campagne i soggetti maggiormente capaci a scendere in campo mettendo a punto percorsi formativi volti a fornire agli interessati gli strumenti per farlo ad armi pari, sia in termini di immagine personale che di conoscenze, rispetto ai colleghi normodotati.
  È in fine ferma convinzione che quanto qui auspicato non possa che incontrare il favore della parte sana dell'opinione pubblica, confortata per altro dall'idea che a fruire dei lauti benefici che derivano a chi svolge attività politica sarebbero persone spinte dalla propria stessa condizione di svantaggio a lavorare con la debita dedizione, motivate dal desiderio stesso di dimostrare le proprie potenzialità a fare meglio e di più, e che proprio la condizione di disabili rende ben più bisognosi di detti benefici rispetto a chi fa il politico solo per carriera e visibilità a spese dei cittadini. (G.L. Ugo)


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