Ad UN "TEDESCO CINQUE STELLE" IL GROSSO DEI VOTI ITALIANI IN ALTO ADIGE

BOLZANO. È Paul Königsberger, di chiara appartenenza alla collettività di lingua tedesca, esponente del Movimento di Beppe Grillo, a raccogliere i voti della collettività italofona altoatesina, un tempo foraggiatrice della destra, sparita completamente dallo scenario politico locale alle ultime elezioni amministrative in Alto Adige.
  Rosi da una profonda crisi interna, i partiti italiani di destra, da sempre portavoce della maggioranza della popolazione italiana della provincia, hanno visto dunque migrare in massa i voti dei loro tradizionali elettori verso un esponente della collettività localmente dominante, cosa inimmaginabile qualche decennio fa, quando gli echi della questione altoatesina si facevano qua e là sentire.
  La questione sud-tirolese si poneva a partire dal 1919, quando, in virtù del trattato di Saint-Germain, l'Italia, uscita vincitrice dalla prima guerra mondiale, includeva nei proprî confini la regione dell'Alto Adige, considerata strategica per la difendibilità del proprio territorio, quantunque popolata preponderantemente da genti di lingua tedesca, fatte salve le aree della Val Gardena e della Val Badia, di parlata prevalentemente ladina. I parlanti italiano all'epoca censiti si aggiravano press'a poco agli 8 mila individui, che dovevano superare negli anni a venire il numero di 100 mila in virtù della massiccia immigrazione di cittadini di lingua italiana specie nell'area di Bolzano, voluta dal governo fascista in concomitanza per altro con l'insediamento in loco delle officine metalmeccaniche e delle acciaierie.
  Purtroppo il governo Mussolini mancò di apertura nei riguardi della popolazione germanofona, che si vide venir meno l'uso della propria madrelingua nelle strutture pubbliche così come il suo insegnamento curriculare nelle scuole locali.   Il 1938 vedeva poi l'annessione dell'Austria alla Germania, cui seguiva l'accordo Mussolini-Hitler sull'Alto Adige, alla cui popolazione veniva dato modo di optare per la nazionalità italiana o tedesca, opzione quest'ultima che avrebbe dovuto comportare l'emigrazione oltre confine. Furono più o meno 167 mila gli optanti per la seconda, di cui 67 mila circa emigrarono effettivamente in Germania.>BR/>   L'indomani del II Conflitto Mondiale, si paventò l'annessione dell'Alto Adige all'Austria, idea successivamente accantonata in virtù degli accordi tra l'allora presidente del Consiglio italiano, De Gasperi, e il ministro degli Esteri austriaco, Gruber. Vi si riconoscevano speciali diritti alla minoranza di lingua tedesca, in vista, per altro, dell'istituzione della regione Trentino-Alto Adige, che si voleva dotata di statuto speciale, mentre sul piano politico la Südtiroler Volkspartei, il Partito Popolare Sud-Tirolese, d'ispirazione cattolica, andava affermandosi in forte simbiosi con la Democrazia Cristiana, con cui condivideva nell'insieme le radici ideologiche.
  Ma una serie di attentati a partire dal settembre 1956 ad opera di gruppi estremisti, verificatisi soprattutto tra la Val Passiria e la Val Laurina, e che lasciarono più di un morto sul terreno, indussero Italia ed Austria a formare una commissione mista che operò tra il 1961 e il 1964 ed elaborò una serie di proposte, tra cui l'autonomia della provincia di Bolzano e il bilinguismo nelle scuole altoatesine.
  Ulteriori benefici venivano alla popolazione germanofona dal nuovo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige del 1972, con l'introduzione, tra l'altro, del meccanismo proporzionale nel pubblico impiego, contestato dall'etnia italiana che si riteneva da esso penalizzata.BR/>   Ciononostante, la serie di attentati non doveva terminare che negli anni '80, mentre, fallita la via terroristica, l'irredentismo sud-tirolese trovava vieppiù voce in movimenti come gli Schützen, un gruppo pantirolese sedicente erede della resistenza antinapoleonica capeggiata dall'eroe Andreas Hofer, o come i Freiheitlichen, collegati con analoghi partiti austriaci e che rivendicherebbero l'indipendenza del Sud-Tirolo dall'Italia.
  Quanto alla Südtiroler Volkspartei, dopo l'epopea a guida Maniago, non può dirsi lo stesso per quella Durnwalder, forriera di una progressiva crisi di fiducia degli elettori, concretizzatasi nelle ultime elezioni con la perdita della maggioranza assoluta inpossibile a raggiungersi anche coalizzandosi con il Partito Democratico, da sempre alleato della STVP.
  Sono invece i Freiheitlichen, unitamente alla formazione di Eva Klotz a colmare il vuoto per parte dell'elettorato di lingua tedesca, nonché come s'è detto, il pentastellato Königsberger ad incarnare in sé le istanze di quello italofono, a disagio per la profonda crisi politica e morale che affligge l'Italia, e perciò più che mai disposto a tentare nuove vie capaci di creare i precedenti per future importanti scelte in campo nazionale. (G.L. Ugo)


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