Tra ovazioni e rimpianto
RIENTRA ZANETTI E SE NE VA MORATTI
Torna a casa, Inter!


  Stadio "Meazza" di Milano, 9 novembre 2013. L'incontro di calcio tra Inter e Livorno si conclude con la vittoria dell'Inter per 1a 0, ma l'evento, o meglio, il doppio evento su cui si accentra l'attenzione è un altro.
  A quasi fine partita rientra in campo, dopo mesi di assenza per un infortunio, Xavier Zanetti, salutato con lunga ovazione dai tifosi quale esempio di integrità personale e fedeltà alla squadra, al suo diciannovesimo campionato in maglia neroazzurra.   È invece l'ultima partita dell'Inter con Massimo Moratti presidente, dopo di che la palla passa al magnate indonesiano Erick Thohir. Certo non è il primo caso di una squadra italiana che finisce in mano straniere. Prima dell'Inter è toccato alla roma, finita al gruppo statunitense facente capo a Thomas Di Benedetto, almeno costui figlio di italiani, cosa che non può riscontrarsi nel magnate indonesiano... Tutto era partito perché Moratti stava cercando investitori che rilevassero il 20-30% del capitale azionario e partecipassero alla costruzione del nuovo stadio. Ma Thohir non si è accontentato di una parte del capitale e Massimino puntualmente ha ceduto. Del resto, nemmeno la cognata Letizia aveva dato gran prova di devozione alla patria causa quando, in veste di ministro della Pubblica Istruzione, era andata paventando che i bambini a scuola avrebbero dovuto essere incentivati a parlare tra loro in inglese durante l'ora di refezione...
Tornando all'Inter, se fosse rimasta in vigore la legge del 1944 sulla socializzazione delle grandi imprese, forse il signor Thohir avrebbe dovuto abbassare la cresta ed accontentarsi di quanto la legge gli avrebbe consentito rilevare (non certo la maggioranza delle azioni), tenendo per altro conto che si tratta di una squadra di calcio iscritta al campionato italiano e che in campo internazionale rappresenta anch'essa i colori italiani e quindi mantiene un palese vincolo morale con la Nazione.   Quanto al Decreto che annunciava la socializzazione, esso fu Vagheggiato da Nicola Bombacci, voluto da Mussolini ed elaborato da Tarchi e Sargenti, e fu reso pubblico il primo marzo 1944. In parole povere, esso conferiva ai dipendenti delle grandi società la dignità di azionisti, garantendo così che una cospicua quota della proprietà aziendale fosse direttamente controllabile dall'interno della società stessa, evitando, per esempio massicci passaggi di essa in mani straniere.. L’annuncio mise subito in allarme i comunisti, che da tempo svolgevano opera di proselitismo sindacale nelle fabbriche dalla parte degli operai, purché, ben inteso, proletarî rimanessero e non certo coazionisti della società, poiché così... addio tessere!
  Accadde così che, lo stesso 25 aprile 1945, l'abolizione della "Legge sulla Socializzazione" fu il primo atto ufficiale dell'Italia liberata.
  Grazie anche a questo scherzetto, è stato possibile passare a mani straniere alcune tra le eccellenze dell'imprenditoria italiana; e parimenti se ne sono andate prima la Roma e poi l'Inter; e vediamo quale sarà la prossima. (G.L. Ugo)   Stadio "Meazza" di Milano, 9 novembre 2013. L'incontro di calcio tra Inter e Livorno si conclude con la vittoria dell'Inter per 1a 0, ma l'evento, o meglio, il doppio evento su cui si accentra l'attenzione è un altro.
  A quasi fine partita rientra in campo, dopo mesi di assenza per un infortunio, Xavier Zanetti, salutato con lunga ovazione dai tifosi quale esempio di integrità personale e fedeltà alla squadra, al suo diciannovesimo campionato in maglia neroazzurra.   È invece l'ultima partita dell'Inter con Massimo Moratti presidente, dopo di che la palla passa al magnate indonesiano Erick Thohir. Certo non è il primo caso di una squadra italiana che finisce in mano straniere. Prima dell'Inter è toccato alla roma, finita al gruppo statunitense facente capo a Thomas Di Benedetto, almeno costui figlio di italiani, cosa che non può riscontrarsi nel magnate indonesiano... Tutto era partito perché Moratti stava cercando investitori che rilevassero il 20-30% del capitale azionario e partecipassero alla costruzione del nuovo stadio. Ma Thohir non si è accontentato di una parte del capitale e Massimino puntualmente ha ceduto. Del resto, nemmeno la cognata Letizia aveva dato gran prova di devozione alla patria causa quando, in veste di ministro della Pubblica Istruzione, era andata paventando che i bambini a scuola avrebbero dovuto essere incentivati a parlare tra loro in inglese durante l'ora di refezione...
Tornando all'Inter, se fosse rimasta in vigore la legge del 1944 sulla socializzazione delle grandi imprese, forse il signor Thohir avrebbe dovuto abbassare la cresta ed accontentarsi di quanto la legge gli avrebbe consentito rilevare (non certo la maggioranza delle azioni), tenendo per altro conto che si tratta di una squadra di calcio iscritta al campionato italiano e che in campo internazionale rappresenta anch'essa i colori italiani e quindi mantiene un palese vincolo morale con la Nazione.   Quanto al Decreto che annunciava la socializzazione, esso fu Vagheggiato da Nicola Bombacci, voluto da Mussolini ed elaborato da Tarchi e Sargenti, e fu reso pubblico il primo marzo 1944. In parole povere, esso conferiva ai dipendenti delle grandi società la dignità di azionisti, garantendo così che una cospicua quota della proprietà aziendale fosse direttamente controllabile dall'interno della società stessa, evitando, per esempio massicci passaggi di essa in mani straniere.. L’annuncio mise subito in allarme i comunisti, che da tempo svolgevano opera di proselitismo sindacale nelle fabbriche dalla parte degli operai, purché, ben inteso, proletarî rimanessero e non certo coazionisti della società, poiché così... addio tessere!
  Accadde così che, lo stesso 25 aprile 1945, l'abolizione della "Legge sulla Socializzazione" fu il primo atto ufficiale dell'Italia liberata.
  Grazie anche a questo scherzetto, è stato possibile passare a mani straniere alcune tra le eccellenze dell'imprenditoria italiana; e parimenti se ne sono andate prima la Roma e poi l'Inter; e vediamo quale sarà la prossima. (G.L. Ugo)


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