Fiumi di inchiostro e di parole
QUALE FUTURO NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE?
A Trieste i formatori a convegno


Si sono svolti a Trieste nei giorni 20 e 21 ottobre 2016 presso l’Auditorium del museo Revoltella i lavori del 13º Convegno Nazionale sulla Formazione della Pubblica Amministrazione, a cura dell’A.I.F., l’Associazione Italiana Formatori, e del Comune di Trieste.
L’Evento, organizzato annualmente in una città diversa in collaborazione con una locale amministrazione pubblica, ha visto quest’anno protagonista la città di San Giusto proponendovi come tema “Immaginare, Progettare, Realizzare,Valutare: Creatività e Accountability”, collocantesi a propria volta in un più ampio discorso, vale a dire “Migliorare la Pubblica Amministrazione con metodo e orgoglio”, nel quale rientrava il tema dell’edizione 2015 del convegno, tenutasi a siracusa, ed i cui argomenti erano “Smart: City, Working, Learning, mentre “Talento, Competenze, Empowerment” saranno quelli dell’edizione 2017 dell’evento previsto a Bologna.
Si tratta di argomenti che approfondiscono una serie di problemi che presenta oggi il settore formativo all’interno della P.A., ove, a monte delle criticità che vi si possono via via ravvisare, l’osservatore più attento non manca di intravedere la perduta consapevolezza di un patrimonio storico-culturale millenario che fa della realtà nazionale nostrana un esempio di cultura dell’incontro e della socializzazione che tende invece a scarseggiare in quelle realtà dalle quali si vuol invece mutuare a tutti i costi modelli preconfezionati di come stare con la gente e rivolti a soggetti abituati più a star soli che con gli altri, veri manuali di comunicazione per chi, tolto il mero bisogno pratico, comunicare non sa, e che nella nostra realtà servono unicamente a confondere le idee nonché a perdere inutilmente tempo prezioso.
Quando,nei decennî passati, la gente era meno stressata e si comunicava di più, anche le relazioni tra colleghi d’ufficio ne traevano indiscusso vantaggio e si lavorava tutti più serenamente e con indubbî benefici per l’istituzione in cui si operava, mentre la mancanza di avvicendamenti, il crescente carico di lavoro per il personale in forze ed il conseguente prolungarsi della permanenza in ufficio, ed un evidentemente minor tempo da dedicare agli affetti ed alla sfera privata in genere, finiscono oggigiorno per divenire causa di crescente frustrazione che si ripercuoterà pressoché inevitabilmente sull’intera sfera personale e su quella relazionale: il tutto a scapito del tanto decantato lavoro di squadra, Con il chiacchiericcio dei colleghi riuniti in capannelli durante l’intervallo, pronti a far magari sentire di troppo il (o la) collega colpevole solamente di non tenere famiglia e di non fare perciò i discorsi rituali da pausa caffè.
Ciò detto, rimane il fatto che il mondo del lavoro è fatto di persone prima che di ruoli e mansioni tecnico-procedurali, e che la strada da prendere per iniziare a cambiare rotta sarà perciò necessariamente quella di iniziare finalmente ad occuparsi delle persone in quanto tali, solo dopodiché pensare agli altri aspetti della formazione. Diversamente sarà come voler verniciare sul metallo arrugginito senza prima avervi tolto la ruggine, col rischio di vederla presto o tardi ricomparire. (G.L. Ugo)


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