Verso quale scuola?
LA FABBRICA DI ANDROIDI
Ecce homo roboticus!
Come s'ebbe a dire in altra occasione, quella di qualche decennio fa, era una scuola che trasmetteva cultura ma educava anche l'aspetto umano dell'alunno, ed altri erano gli insegnanti. Essi sentivano quel lavoro come una missione, mentre quelli d'oggi, freddi, intrisi di ideologia e di paranoie sindacaliste, non possono che trasmettere ai ragazzi il proprio stesso malessere, in una scuola che, tra rampantismo anglosassone e assemblearismo veteromarxista, è sempre meno nostra, volta, sembrerebbe, ad addestrare prima ancora che ad istruire, vale a dire a creare delle perfette macchine da ufficio prima ancora che dei cittadini, futuri soggetti senza alcuna identità fuorché quella asettica ed incolore delle tecnoideologie e dell'economia virtuale, veri esemplari dell'"homo numericus"anziché dell"homo cogitans", capace di pensare e di trasmettere valoriunitamente a conoscenze. Ed ecco allora gli studî classici relegati al ruolo di "cenerentola" a favore di quelli tecnico-scientifici, dimentichi che i più grandi sostenitori del pensiero scientifico non hanno lesinato e non lesinano favellare di greco e di latino. Sembra infatti essere in atto un'evidente confusione tra scienza e tecnica o tecnologia, ignorando che la prima inerisce ai principî fondamentali su cui poggia l'esistenza delle cose, mentre la seconda inerisce quanto, a fronte di detti principî, è stato in séguito sviluppato ai fini dell'applicazione pratica.
Educazione civica e cultura generale sembrano divenute inutili orpelli in un contesto in cui la formazione professionale sembra volersi sempre più in un'accezione meramente di addestramento ad una professione in cui relegare sempre più al margine la dimensione propria della persona: il tutto quando lo stesso concetto di formazione copre la persona nel proprio insieme e non già soltanto la sua capacità esecutiva. Ne risulta infatti che sempre meno sono coloro che appaiono in grado di esprimersi spaziando su argomenti diversi da quelli inerenti il proprio lavoro e la propria quotidianità in generale, quanto di sostenere una conversazione vera e propria e paiono rifuggirne l'occasione riparando dietro ai moderni paraventi della comunicazione telematica oppure facendo palestra o quant'altra attività che non esiga il dover interloquire a livelli troppo sostenuti. Se questo è il tanto idolatrato "futuro"... (G.L. Ugo)
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