SINGOLI PER FORZA
Tra solitudine e concorrenza sleale


  È ben noto come arrivismo e cultura dell'immagine fanno del “quadretto familiare” il requisito per più interessanti relazioni e per salire così di grado nella società: accade nell’Italia degli uffici e della carriera a tutti i costi, cui sacrificare tutto, affetti compresi.
  Convolare a giuste nozze è divenuto perciò consolidamento di immagine per chi ambisce a fare carriera tanto quanto ardua impresa per chiunque invece lo voglia in ossequio ai buoni principî,colpa di un non ben vissuto benessere e dei suoi abbagli, che ci hanno visti passare dall'Italia delle mamme e delle mogli affettuose a quella delle veline e delle donne in carriera, un po’ nevrotiche, amanti però della natura, degli animali e di cos'altro ancora, in cerca, neanche dirlo, della storia senza impegno e con chi conta, salvo poi a liberarsene, se ne è il caso, lasciando allo sbaraglio migliaia di "singoli per forza" alla ricerca di una vita affettiva sempre meno alla portata. Non mancano i casi in direzione opposta,   vero è però, o così sembra, che la donna mostra una capacità superiore di reagire, mediante una più spiccata autonomia personale che finisce per conferirle un alone di quasi maggiore rispettabilità in rapporto al maschio, più vulnerabile di fronte all’essere da solo, guardato con una sorta di sufficienza dagli altri che a monte di quella situazione spesso sembrano voler intravvedere dei limiti di personalità. Egli è poi anche "vittima" della "concorrenza sleale" delle migliaia di divorziati e separati, spesso preferiti (soprattutto se con buone disponibilità) dalle giovani di belle speranze, che ritengono questi ultimi più "collaudati" dalla loro stessa precedente esperienza coniugale e perciò maggiormente appetibili rispetto ai loro concorrenti regolarmente liberi. Analogo discorso vale a sessi invertiti, sebbene con diversa valenza.
  Quello che è veramente triste è che non sembra esserci di fatto chi intenda dare una voce a queste persone, compreso il mondo cattolico, che sembra quasi ignorare il problema.
  Il mondo cattolico, quello delle mille associazioni ed affini, tanto per intenderci, non ha tempo per questo. Terzo Mondo, tossicodipendenti ed altro ancora contano più di chi, colpevole (si fa per dire) di non essersi drogato, di non far sfoggio della propria omosessualità od altro, chiede soltanto sostegno nella speranza di formare una famiglia. Agenzie matrimoniali, servizî di incontri telematici e dintorni non sono certo la panacea a tutto ciò. Amore e sentimenti non si possono prenotare come un biglietto aereo o una camera d'albergo. Essi nascono di preferenza quando meno li si cerca, poiché alla loro base vi è principalmente la condivisione di valori e di interessi, di ambizioni e di progetti. Sposarsi per il mero bisogno di chi porti la paga o lavi i panni in casa è davvero troppo poco. La vita a due è davvero qualcosa di più, vale a dire, è una vocazione, e come tale non può nascere in virtù di un semplice viaggio in Africa o in Asia. Certo vi è chi propina mediante ciò soluzioni matrimoniali ideali con donne totalmente dedite al dovere di mogli, attirandovi l'interesse di chi, spinto anche da vellleità padronali o, altrimenti, da esigenze legate ad una qualche disabilità, è indotto a cercare una serva uso moglie o, rispettivamente, una moglie-badante, figure entrambe insufficienti per chi, seppure (per esempio) disabile, vi cerca non solo la persona di servizio uso coniuge, bensì anche colui o più spesso colei con cui confidarsi e consigliarsi: insomma quello che ci si aspetterebbe in un buon matrimonio.


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