CHI VUOLE LA FINE DELL'ITALIANO?


Si chiama "Trieste Airport" la nuova stazione ferroviaria annessa allo scalo aereo del capoluogo giuliano. Non stiamo scherzando: nessun riferimento allo scalo stesso in italiano prima che in ogni altra lingua: questo dopo che, da qualche anno tanto per rimanere in tema di normativa italiana sul trasporto aereo, le procedure di bordo da parte dell'equipaggio devono effettuarsi in inglese e non più in quella che, sino a prova contraria, è la lingua ufficiale d'Italia. Del resto solo nel paese dai mille sensi di colpa e complessi di inferiorità  si poteva giungere a chiamare con voce anglosassone una stazione ferroviaria in territorio italiano e ad obbligare persone di madre lingua italiana a dialogare tra loro nella lingua di Zio Sam. Altrove, ove ciò non avviene, li prenderebbero per matti... In Italia no, dato che secondo certo pensiero imperante l'innovazione e la modernità di un paese debbano per forza passare per l'annullamento della propria identità nazionale e linguistica, come sembra volersi nel caso dell'entrata in funzione della nuova infrastruttura intermodale, che sorge lungo la tratta Trieste-Venezia del Corridoio Europeo n.5 ponendo la città di San Giusto al centro delle comunicazioni di quell'area centro-europea mediterranea, che potremmo definire quale "Grande Mitteleuropa".   Ma perché tutto ciò a detrimento anziché a vantaggio dell'italiano e dell'identità adriatica di Trieste? chi vuole tutto questo? Forse gli stessi che denigrano l'Italia perché ne temono in realtà l'ascendente culturale e non solo, e trovano nel paese il nutrito stuolo di coloro i quali, plagiati da richiami a certo trascorso storico, sono pronti ad inginocchiarsi dinanzi a qualsiasi richiesta provenga dal padrone forte straniero che conta.
  Forte è perciò l'auspicio che la nuova conpagine di governo che sortirà a séguito del recente verdetto elettorale non esiti a prendere provvedimenti atti a porre fine allo stillicidio cui la nostra identità di nazione viene quotidianamente sottoposta, dalla lingua allo stile di vita, tanto "social" quanto asociale, reso insipido dai falsi miti del globale e del multiculturale, che non è vera conoscenza delle altre culture, poiché solo rafforzando la propria identità ci si può confrontare in modo adeguato con quelle degli altri. (G.L. Ugo)

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