INTERNAZIONALE: NON SOLO INGLESE


Apprendiamo e pubblichiamo la risposta ad un appello dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati ad opera di una persona tutt'altro che insensibile all'istanza dell'appello stesso, ma che da lungo tempo opera a livello sovranazionale ed oltre e non esula perciò dal farsi testimone di un crescente sentimento di esasperazione per l'opera di omologazione che, secondo lei e non solo, vorrebbe tutto ciò che presenta una veste internazionale monopolio del linguaggio tipico degli ambienti tecnico-finanziarî, che si identifica sul lato pratico con quello dell'inglese, o, per meglio dire, di certo inglese, tanto caro, per esempio, ai rampanti d'Italia e dell'area più o meno ex-comunista.

Mi farebbe piacere aiutare i rifugiati ma mi disturba moltissimo doverlo fare sotto l’egida di un’agenzia delle Nazioni Unite le quali svolgono tutte le loro attività in inglese ed evangelizzano in tal modo tutte le popolazioni del mondo.

Non desidero scrivere la storia delle popolazioni disagiate in inglese, vorrei invece che gli aiuti provenienti dall’Italia potessero mettere le popolazioni disagiate in contatto con la nostra cultura e i valori della civiltà greco-latina dalla quale discendiamo indsieme ad altri popoli europei.

Non se ne può più dell’invadenza dell’inglese e dei valori-priorità del Commercio, della Speculazione, dell’Economia e della Finanza che la lingua veicola.

Non credo di essere una voce nel deserto, esprimo semplicemente quello che molti pensano.
A.M. C.



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