A TRIESTE IL VERTICE ITALO-RUSSO: UN DOLCE PRESAGIO?


  Sette accordi istituzionali ed una ventina di accordi di carattere commerciale nell'agenda della visita in Italia del presidente russo, Vladimir Putin, culminata nel vertice di Trieste del 26 novembre 2013 dopo sette anni di assenza di Putin dall'Italia in veste ufficiale ed a tre anni dall'ultimo vertice intergovernativo italo-russo.   Sin qui forse, nonostante tutto, nulla di straordinario: del resto l’Italia è il quinto interlocutore commerciale di Mosca al mondo ed il secondo in Europa dopo la Germania, il tutto, per altro con una crescita costante dell’interscambio tra Russia ed Italia a partire dal settore energetico. Ma la penetrazione delle aziende italiane nello sterminato mercato russo spazia ormai dalla meccanica ai trasporti, dall’alimentare all’aeronautica.
  Ciò che invece salta particolarmente all'occhio è l'aver scelto proprio Trieste quale sede del vertice vero e proprio. Infatti, dopo l'incontro di Putin in Vaticano con il Papa, cui sono seguiti quello al Quirinale con il presidente Napolitano e con l'amico Berlusconi a Palazzo Grazioli, è nella città di San Giusto che il capo di stato russo ha incontrato Enrico Letta e con lui alcuni tra i capisaldi della finanza e dell'industria italiana, da Cdp e Unicredit ad ENI ed Enel, da Poste italiane e Mediobanca a Fincantieri e Cremonini, tanto per fare qualche nome.
  Quello che conta è che Trieste si riconferma quale simbolo dell'Italia che guarda ad Est, a dispetto di ciò che certo pensare occidentale sembrerebbe non voler digerire affatto, così come nell'articolo collegato si parla di un auspicabile ruolo per la città quale simbolo e guida di quella "Patria di Mezzo", la cui causa è fonte del pensiero che anima costantemente queste pagine. (G.L. Ugo)


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