RIAMMESSO L'ITALIANO NEI BANDI DI CONCORSO DELL'UNIONE EUROPEA


  Con sentenza n. T-126/09 del 12 Settembre 2013, la quinta sezione del Tribunale U.E. ha stabilito che un cittadino comunitario -che legga nella Gazzetta Ufficiale il testo di un concorso bandito dalla U.E. in una lingua diversa dalla propria- è svantaggiato rispetto a un candidato la cui lingua materna risulti essere una delle tre lingue nelle quali -fino ad ora- i predetti bandi di concorso sono stati pubblicati, con conseguente ingiustificata diversità di trattamento e discriminazione a causa della lingua.
  In conseguenza a ciò, su richiesta dell'Italia, Il Tribunale di prima istanza dell'Unione Europea ha annullato diversi bandi di concorso per la pubblica amministrazione comunitaria, perché apparsi nella Gazzetta Ufficiale unicamente nelle tre lingue di lavoro della Commissione.
  I giudici della Corte di Lussemburgo hanno anche contestato l'imposizione alle prove di esame di una seconda lingua a scelta tra inglese, francese e tedesco. Nessuno dei fortunati vincitori dei concorsi europei perderà il posto. «Al fine di preservare il legittimo affidamento dei candidati prescelti, questa sentenza non rimette in discussione i suddetti concorsi o elenchi di riserva», hanno spiegato i giudici del Tribunale.   Nell'esprimere soddisfazione a nome del proprio governo, il Ministero degli Esteri italiano ha chiesto in una nota alla Commissione una revisione del regime linguistico dei concorsi.   Grazie anche alla strenua battaglia della Società Dante Alighieri, chiamata in prima linea a tutelare l'italiano in Europa e nel mondo, la notizia della riammissione della lingua italiana nei bandi di concorso della UE rappresenta infatti per l'Italia un successo per affermare la propria parità contro l'egemonia linguistica nelle istituzioni europee di Regno Unito, Francia e Germania.
  Tutto ciò accade mentre in Italia la lingua di Dante continua a subire affronti anche rilevanti a vantaggio dell'inglese, come dall'articolo che meglio illustra la situazione.


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