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Partendo dall'Italia stessa, possiamo dire che, la straordinaria collocazione sul Vecchio Continente e nel Mediterraneo Ha Fatto nei secoli di essa il luogo di incontro e, ahilei, spesso anche di scontro tra popoli e genti che nei secoli vi hanno trovato fissa dimora o, passando, vi hanno lasciato la propria impronta. Ma col trascorrere dei secoli e col progredire della civiltà, complice non ultimo la condivisione del medesimo ben individuabile habitat geografico, tali genti hanno finito per riconoscersi col tempo in una matrice comune di valori e sentimenti che trovano l'espressione più alta nella nascita della lingua comune, per giungere ad una progressiva idea di nazione, nella sua accezione mediterranea, ossia non riferita unicamente a presupposti etnico-raziali, bensì frutto piuttosto di una precisa scelta culturale e di valori, sull'orma di quanto era già avvenuto per la latinità e, prima ancora per l'ellenicità classica.
Caduta la Roma dei Cesari per lasciare posto a quella dei Papi, grazie proprio al diffondersi del cristianesimo che aveva in essa il fulcro irradiatore, l'Italia vi acquisiva una centralità tutta particolare. Malgrado poi le avverse vicende politiche che l'avrebbero vista nei secoli seguenti divisa e spesso campo di battaglia "privilegiato" tra potenze straniere intente a contendersene il possesso, la Penisola continua a svolgere il proprio ruolo di centro propagatore della cultura e del pensiero in Europa, maturando così in sé quella prerogativa di "patria di mezzo", equidistante dall'Occidente e dall'Oriente, così come dal Nord e dal Sud: concetto che diviene estendibile a tutta quell'Europa centro-orientale, cui la Penisola, a volte inconsapevolmente, ha da sempre guardato quale area privilegiata per le proprie relazioni più prossime.
Si tratta di un'area sita ad est di una linea che da Stettino raggiunge le Alpi Marittime. Ad ovest di essa vi è fondamentalmente l'Europa occidentale atlantica con la sua pregnante connotazione macroeconomica così prossima a quel pensiero che sta all'origine della visione globalista dell'economia e dell'identità. Ad est, a cominciare proprio dall'Italia, nonostante una notevole presenza industriale, alcuni retaggi ritenuti tipici delle civiltà rurali hanno tenuto maggiormente rispetto all'altra parte del continente. Di qui la tendenza al nascere di piccole e medie imprese, modello che, tipico soprattutto della Penisola, dopo il 1989 compare in forme analoghe all'Est. Ciò può ricondursi anzitutto al maggior peso che, specie in Italia, ha ancora la famiglia, nonostante i più recenti allarmi sulla sua reale tenuta. Essa può ancora considerarsi, malgrado tutto, il vero nucleo fondante del tessuto sociale, sinanche della nazione stessa, giacché, in ultima analisi, fonte della sua più profonda identità.
Si può allora iniziare a parlare di una nuova, più estesa Mitteleuropa, purché non ristretta nei connotati e nella territorialità del vecchio impero austro-ungarico, dato che nell'area che si intende considerare rientra, per esempio, a pieno titolo anche l'Italia. Del resto, Federico II, re di Sicilia e sacro romano imperatore, era stato fautore della riunificazione d'Italia nell'ambito di un più ampio progetto imperiale, ma a contrastarlo era la Francia, che istigava all'uopo il Papa esponendo quest'ultimo alle reazioni, a volte esagerate da parte imperiale. Le cose non andarono meglio a Manfredi, succeduto a Federico II, e peggio ancora al giovanissimo successore di Manfredi, Corradino, sconfitto dagli Angioini (Francesi) a Tagliacozzo nel 1268 e condannato a morte dagli stessi. Non solo, era naufragata l'unità d'Italia, ma l'Italia meridionale, che Federico II, italiano di nascita e di sentimenti, aveva portato ai livelli di uno stato moderno dell'epoca (siamo nel XIII secolo), vedrà d'allora la propria graduale decadenza. Quanto poi ai legami con l'ex-Austria absburgica, va detto che, sino a quasi tutto il Settecento, Non v'erano reali presupposti di ostilità con l'Austria, cui il mandato sacroromanoimperiale, conferiva un legame, seppur simbolico, con Roma. Agli inizi del XVIII secolo vivevano a Vienna pressoché duemila Italiani, tra artigiani, imprenditori, commercianti, artisti, uomini d'armi ed ecclesiastici. Avevano persino un proprio periodico bisettimanale, "Il Corriere Ordinario". L'italiano stesso era lingua largamente nota, quotidianamente usata da gran parte del funzionariato della Corona, a volte a partire dal suo stesso Numero 1, in particolare nei suoi contatti con l'area balcanico-ottomana, Egitto compreso. I guai iniziarono quando, morta Maria Teresa, il figlio, Giuseppe II, succedutole nel 1780, avviò una politica fortemente filofrancese, in virtù della propria adesione al dettato illuminista. Napoleone fece poi il resto; e con la liquidazione formale del Sacro Romano Impero nel 1806 veniva meno quel legame, quand'anche di mero prestigio, tra la monarchia mediodanubiana e la Penisola.
Caduto infatti Napoleone, al posto del Sacro Romano Impero era stato instaurato il semplice Impero d'Austria, legato alla nuova Confederazione Germanica, diretta eredità post-bonapartista, con centro a Francoforte, e con ben altre vedute sul futuro nel Vecchio Continente. Del resto lo stesso Metternich, primo cancelliere austriaco della Restaurazione, era nativo della Renania, dunque non propriamente austriaco, e forse per tali sue origini, buon amministratore, ma poco preparato alla realtà plurietnica dell'Impero. Con lui l'Austria sacrificava, in un certo senso, la propria connotazione centroeuropeo-adriatica a favore di una più spiccatamente europeo-occidentale, che ne faceva quasi una sorta di corrispettivo danubiano della Francia, a cominciare dalla Vienna dei Walzer e delle operette, così simile alla Parigi frivola di Napoleone III. Le accomunava anche il loro rapporto con la chiesa cattolica, di cui sembravano amare i fasti più che i valori, pronte a difendere il Papa contro rivali scomodi, quanto a prospettare scismi, o giù di lì, appena costui osasse prestare l'orecchio allo Spirito Santo prima che ai propri potenti guardaspalle.
Intanto, convinta che la sopravvenuta ostilità con gli Austriaci fosse fondamentalmente dovuta ai connotati etnici danubiani di questi ultimi, l'Italia in via di riunificazione cercava l'appoggio (sebbene relativo) della Francia , ma soprattutto della Gran Bretagna in cerca di alleati affidabili nel Mediterraneo, il che indusse gli Italiani a credersi più prossimi per connotati ed indole agli Occidentali, quando invece rapporti secolari uniti ad una maggiore facilità di comunicazioni dovute all'assetto geografico, legavano inequivocabilmente la Penisola al retroterra centro orientale, in cui v'erano realtà che, al pari dell'Italia e non di rado solidalmente con essa, miravano a dare un significato nuovo e più evoluto alla propria identità, mandando con ciò in fibrillazione lo stato austriaco, fondamentalmente impreparato ad affrontare il problema, convinto che il semplice buon funzionamento della macchina statale,pur unito al rispetto degli idiomi e di altre esigenze pratiche locali, fosse sufficiente a creare un senso di comune appartenenza tra i propri sudditi, alla ricerca, al contrario, di una connotazione affettiva, prima ancora che logistico-istituzionale, della stessa idea di stato in quanto patria . Ora che la caduta dei muri e dei blocchi ci ripropone un'Europa centro-mediterranea nuova e più allargata, ecco le singole realtà etniche, Italia in testa, chiamate a riconoscersi patrimonio di una compagine geopolitica più ampia, erede in chiave moderna, per esempio, di quello che fu il Sacro Romano Impero. E se consideriamo ciò con quanto detto parlando di Federico II e del suo progetto di unità d'Italia in una più solida realtà imperiale, possiamo tranquillamente concludere che ad oriente di una linea che da Stettino giunge alle Alpi Marittime l'Europa Centromediterranea è chiamata a ridare vita a quello spirito che ha visto lungo i secoli un mosaico di genti capaci di riconoscersi in valori comuni tranne quando v'è stato chi, con i propri abbagli da ovest o da est, ci ha messo abilmente la coda.

A proposito del legame tra l'Italia e l'Europa Centro-orientale interessanti spunti vengono dal sito WWW.EUROPAORIENTALE.NET, a cura di Michele Rallo, e con scritti e documentazioni dettagliate sulla storia di questa parte del Continente, in alcuni dei quali emerge la ricerca dell'Italia di uno spazio vitale per le proprie relazioni, e che trova la propria più palese espressione soprattutto tra il primo e il secondo conflitto mondiale.


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